In questo articolo ti spiegherò perché la realtà oggettiva non esiste e come le tue esperienze e la tua percezione della realtà possano influire, o addirittura innescare, problematiche con il tuo cane.
Io sono Alessio Borromeo e da 12 anni mi occupo di problemi comportamentali. Ho presto capito come i problemi molto spesso non risiedono nei cani.
Sono qui per aiutarti, perché tu possa migliorare te stesso per migliorare il mondo che ti circonda. Quel mondo comprende anche il tuo cane.
“Noi esseri umani non interagiamo direttamente col mondo. Ciascuno di noi crea una propria rappresentazione della realtà in cui vive […]. La nostra rappresentazione della realtà determina in larga misura la nostra esperienza della realtà, come percepiamo il mondo circostante e quali opzioni e scelte possibili saremo in grado di vedere in quel mondo”.
(Richard Bandler)
Le mappe che creiamo possono essere utili, limitanti o addirittura distruttive.
Finché non capiamo come creiamo il nostro universo soggettivo saremo costretti a vivere nella confusione e nel dolore.
Tutto questo vale anche nel rapporto, e negli eventuali problemi, che hai con il tuo cane.
La realtà nella quale sei immerso non esiste.
Non esistono, sulla faccia a di questo pianeta, due persone la cui esperienza di una cosa è esattamente uguale.
La mappa (o il modello) che ciascuno impiega per orientarsi nel mondo è il risultato delle proprie esperienze individuali e del modo in cui vengono elaborate.
Da tutto questo possiamo evincere come ognuno di noi viva in realtà diverse, alcune più ricche altre molto più povere.
Proviamo ad elaborare la questione.
Tu hai una fobia, temi di perdere il tuo cane perché da piccola hai vissuto in maniera traumatica l’allontanamento del cane di famiglia.
Il tuo cane, magari, si era allontanato di 500 metri seguendo la traccia odorosa lasciata da un coniglio, non aveva alcuna intenzione di scappare.
Tua mamma, però, ha iniziato ad urlare e a richiamare il cane con tono spaventato; ha perso lucidità mentale e si è scapicollata all’inseguimento dell’animale. A quel punto anche il cane si è spaventato ed ha iniziato ad allontanarsi sempre più.
Siete riusciti a riprenderlo soltanto dopo qualche ora e una volta riportato in casa tua mamma, in tono disperato, ti ha ordinato di non liberare mai più quella brutta bestia.
È stata un’esperienza emotivamente molto intensa e questo ha fatto in modo che l’evento si trasformasse, con sorprendente velocità e in maniera immediata, in una fobia.
Un altra persona avrebbe potuto vivere la stessa identica esperienza senza il minimo spavento.
Mentre il cane si allontanava per seguire la traccia del coniglio avrebbe potuto semplicemente fermarsi e raccogliere, con la mamma, i lamponi dall’arbusto mangiandone qualcuno.
Va de sé che il cane sarebbe tornato non appena esaurita la traccia e l’esperienza dell’allontanamento dell’animale, in quella bambina, sarà “per sempre” associato all’odore e al sapore dolciastro dei lamponi. Una goduria.
Ora capisci quando dico, anzi quando Bandler dice, che sono le mappe e le esperienze che determinano la percezione del mondo che ci circonda?
Ora capisci perché il mio lavoro non può essere in prima istanza sul cane, ma devo lavorare in maniera prevalente sulle persone, su di te, sul proprietario del cane?
Ora capisci che quando il cane ha un problema, la maggior parte delle volte il problema non è nel cane?
Prima che la persona fobica possa lavorare su richiamo, ed ottenerlo, sarà necessario disinnescare la sua fobia. Il cane non andrà mai incontro ad una “energia negativa”.
È la persona, sei tu, che devi cambiare per poter modificare il comportamento del tuo cane.
E la bambina dei lamponi?
Lei non verrà mai a chiedermi di lavorare sul richiamo.
Lei sarà in grado di rimanere totalmente serena e richiamare il proprio cane senza problemi, ogni volta che ce ne sarà la necessità.
Cosa hai imparato?
– La realtà non esiste
– Sei tu a percepire la tua realtà a seconda delle tue esperienze
– Devi cambiare tu prima che possa cambiare il tuo cane